Il fisco rigoroso di Quintino Sella
Un convegno dell'Accademia dei Lincei
L'attualità di Quintino Sella meritava di essere valorizzata nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità nazionale italiana. E così ha fatto l'Accademia nazionale dei Lincei, con la Fondazione Sella, in un convegno, affiancato da una mostra, aperti alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Quintino Sella (1827-1884)
Rosario Villari ha rivisitato magistralmente la personalità complessiva di Sella. A suo avviso lo statista piemontese, nella costruzione dello Stato unitario nell'ambito della Destra storica, «ha acquistato e mantiene una permanente attualità storica nella coscienza civile del nostro Paese per la profonda convinzione della necessità di superare lo squilibrio tra l'Italia e le nazioni più sviluppate, per la subordinazione della fortuna politica personale all'interesse della comunità nazionale, per la disposizione a verificare alla luce dei fatti la validità delle dottrine, per la novità dell'impegno sulla questione romana e sul rapporto tra lo Stato e la Chiesa, per la concezione universalistica del ruolo di Roma capitale, per il tentativo di collegare la riforma politica alle grandi tradizioni scientifiche della prima età moderna, per la considerazione non soltanto repressiva, infine, della emergente questione sociale».
Su questa tonalità tanti illustri studiosi del convegno linceo hanno argomentato come Sella, che visse solo 57 anni (1827-1884), esprima paradigmi di perdurante attualità per il progresso istituzionale e scientifico dell'Italia.
Come scienziato e docente universitario, Sella concepì la scienza e la tecnoscienza anche come politiche per allineare l'Italia a Francia, Germania, Inghilterra dov'egli aveva studiato dopo la laurea in ingegneria idraulica a Torino. Perciò contribuì al varo dei politecnici di Torino e di Milano, alla formazione di un qualificato corpo tecnico statale, alla prima elaborazione della carta geologica d'Italia, come al convegno ha argomentato soprattutto il linceo Giorgio Dal Piaz.
Sella rifondò e presiedette anche, dal 1874 al 1884, l'Accademia dei Lincei, per fissare in Roma capitale quel metodo promosso agli inizi del 1600 dai lincei Federico Cesi e Galileo Galilei. Nel solco della cultura umanistica italiana, Sella affiancò alla Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali anche quella di scienze morali, storiche e filologiche, che nel primo decennio di vita dei Lincei fu presieduta da Terenzio Mamiani della Rovere. L'apertura europea e internazionale di Sella, condivisa da Mamiani, portò anche alla cooptazione ai Lincei di soci stranieri, tra i primi Darwin e Mommsen.
Come statista Sella salvò lo Stato unitario dalla disintegrazione finanziaria che molti avevano considerato inevitabile. Ministro delle Finanze tre volte (marzo - dicembre 1862, settembre 1864 - dicembre 1865, dicembre 1969 - luglio 1873) il suo contributo al pareggio di bilancio, sia pure raggiunto dopo di lui, fu cruciale. La sua politica si caratterizzò per il taglio della spesa corrente e per l'aumento delle entrate senza penalizzare gli investimenti necessari al nuovo Stato. Questi portarono, anche a causa degli interessi e fino al 1870, a un aumento del debito pubblico sul Pil che poi fu ridotto di ben 15 punti percentuali già nel 1874.
La sua politica fiscale, che improntò a lungo il sistema tributario italiano, si fondò su varie (e talvolta nuove) imposte, tra cui quella di ricchezza mobile e quella sul macinato. Tassò anche i titoli del debito pubblico, allora in gran parte posseduti da benestanti. Sella voleva che l'obbligazione fiscale creasse «le minori noie possibili», ma che pagando ciascuno il dovuto «ne abbia vantaggio tanto la giustizia come l'erario». Vendette beni demaniali a finalità non pubblica e beni confiscati all'asse ecclesiastico, dando anche in concessione privata taluni servizi. Riuscì perciò a finanziare, con selettivo rigore, investimenti infrastrutturali per la crescita e l'istruzione pubblica.
Molti in passato hanno espresso forti apprezzamenti per Sella e tra questi ricordiamo Benedetto Croce e Luigi Einaudi, due lincei che contribuirono alla rinascita della Accademia, soppressa dal fascismo nel 1939, ed alla nascita della Repubblica. Il loro sentire trova riscontro in quanto il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ci ha scritto in occasione del Convegno: «È con profondo rammarico che mi vedo costretto a mancare l'appuntamento che l'Accademia Nazionale dei Lincei dedica alla straordinaria personalità di Quintino Sella: statista, politico, economista, scienziato, amministratore e organizzatore lungimirante, dalla cui vicenda pubblica l'Italia contemporanea può ancora trarre insegnamento»
Alberto Quadrio Curzio
21 febbraio 2012 | 17:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA